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BORROMINI L’INIZIATO

Il patrimonio culturale nazionale risulta dalla summa delle molteplici componenti che si sedimentano nel corso dei secoli nei quali scorre la storia di un popolo che condivide per scelta autonoma o per contingenze determinate dall’ esterno un modo di vivere improntato a comuni valori di riferimento, quando non anche una religione, una lingua ed un ambito territoriale determinato da connotazione naturistiche. Nel caso della Repubblica Elvetica è stata la comune volontà di sottrarsi all’ invadenza dei potenti vicini, particolarmente i regimi di volta in volta in auge nella Francia, negli stati tedeschi e nell’ impero asburgico, che ha cementato la determinazione all’ indipendenza nel rispetto delle singole tradizioni cantonali. La ristrettezza del territorio e la limitatezza delle potenzialità economiche ha però determinato la persistenza di un costante flusso migratorio verso altre realtà sia europee che extra. Gli svizzeri hanno esportato soprattutto militari, contadini ed artisti. In particolare il fenomeno si è manifestato nel Cantone Ticino che ha patito condizioni di pauperismo diffuso ancora alla fine del XIX secolo. Un’ espressione eccellente di quest’ ultima realtà è rappresentata dall’ architetto Francesco Borromini nato a Bissone, sul lago di Lugano, il 27 settembre 1599 da Domenico Castelli ed Anastasia Garovo. Spese una vita tutta dedita allo studio ed all’ affinamento di una propria chiave interpretativa della scienza architettonica. Nelle carte, pure copiose pervenuteci, mancano elementi che autorizzano l’ ipotesi  di una vita sentimentale o di vizi pure diffusi tra i propri pari quali la sete di guadagno, la vanità o l’ avarizia. Fu difensore strenuo, invece, della propria libertà di pen-siero e di realizzazione. La sua vita si proiettò rapidamente verso l’ Italia e si distinse tra i tanti “lombardi” che lavorarono nella “caput mundi”, anelò il conseguimento di una posizione indipendente nel panorama artistico locale,   intento   conseguito  con  l’affidamento da parte dell’ Ordine della Santissima Trinità, quindi frati trinitari, di realizzare la chiesa dedicata al proprio Santo. Fu la prima opera nella quale trasfuse pienamente il proprio talento personale ed, a distanza di anni, anche l’ ultima allorché, dopo il 1622, fu chiamato per i completamento della facciata. Il suo credo fu da lui stesso sintetizzato nella frase ricca di contenuti simbolici: “La vera opera è illuminata solo dalla luce del cuore e del cielo. Non ha bisogno di altro preziosismo”. E’ l’ espressione verbale di quel credo immortalato nella pietra con la rappresentazione della stella a 5 punte (il pentalfa), la croce, le palme, il cerchio e con lo studio delle forme tese a valorizzare la luce. Costruì soltanto chiese bianche e luminose. Tutto ciò si ritrova nella chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane in Roma. Nella propria terra d’ origine, finalmente nel 1999, si ritenne di doverne ricordare l’ opera con la realizzazione di un modello ligneo della sezione trasversale in scala 1:1 della chiesa di S. Carlo alle quattro Fontane nell’ urbe poggiante su una piattaforma lignea ancorata al lungo-lago di lugano prospiciente la villa Ciani. La struttura integrò con una resa plastica la mostra “Il giovane Borromini” organizzata da settembre a metà novembre 1999 al Museo Cantonale d’ Arte di Lugano. Il progetto fu ideato dall’ arc. Mario Botta in omaggio a quella che deve essere considerata la prima grande opera e l’ approdo decisivo della formazione dell’artista. Nell’ occasione fu pubblicata una cartolina che effigiò, per i quattrocento anni dalla nascita dell’ autore, la rappresentazione lignea alta m. 33, composta da 35.000 tavole, pesante 90 tonnellate, che si proietta sullo sfondo del giardino della villa. Il pezzo è firmato dal Verlag Karl Engelber, 6262 Stansstad.

Valerio de Martino & Vladlena Panchenko

Bibliografia:

  • 1. “MISTERI PAGANI DEL RINASCIMENTO” di Edgard Wind - Adepti ed. - Milano 1971
  • 2. “MASSONERIA E ARCHITETTURA” – atti del convegno di Firenze 1988 – a cura di Carlo Cresti – Barbogi editore – Foggia 1989
  • 3. “FRANCESCO BORROMINI L’ INIZIATO” di Leros Pittoni – Ed. De Luca – Roma 1995
  • 4. “BORROMINI SUL LAGO – Mario Botta e la rappresentazione lignea di S. Carlo alle Quattro Fontane a Lugano” a cura di Gabriella Cappellaro – università della Svizzera Italiana, dell’ Architettura di Mendrisio – Edizioni SKIRA - 1999


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